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Leonia

Rifiuti: già negli anni Settanta del secolo scorso Italo Calvino, nel racconto Leonia, tratto da Le città invisibili, sembra profigurare lo scenario attuale.

Lasciamo a lui la parola

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La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello d'apparecchio. Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti di Leonia d'ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo i tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose di ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare. Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori dalla città, certo; ma ogni anno la città s'espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E' una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne. Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'altro ieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri. Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sé le montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano. Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d'anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle altre città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.

Emergenza rifiuti

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Quello della produzione di rifiuti e del loro riciclaggio negli ultimi anni è uno tra i temi caldi affrontati da politici enti pubblici e associazioni. L’argomento però non è nuovo: dal “boom” economico avvenuto in Italia negli anni ’60 la società italiana si è trasformata, diventando una società consumista in cerca di continue novità sui prodotti, facendo diventare “vecchio” tutto ciò che è stato appena immesso sul mercato e quindi creando il problema dei rifiuti. C’è però una differenza tra i giorni d’oggi e gli anni successivi a quelli della crescita economica italiana, che avevano la consapevolezza di dover compiere qualcosa per i vari rifiuti prodotti e la prevenzione nel crearli. Italo Calvino nel romanzo “Le Città Invisibili”, pubblicato nel 1972, descrive una città, Leonia, in cui vengono prodotte enormi quantità di spazzatura senza attivare il riciclaggio. I rifiuti in questa dimensione vengono respinti in mucchi lontani fungendo da confini tra le varie città. Calvino, utilizzando l’ironia preannuncia la fine delle città che avverrà proprio a causa dell’immondizia. Lo scrittore, pur essendo lontano dal punto di vista temporale da noi, risulta essere molto attuale per il tema trattato, ricordandoci l’importanza del riciclaggio e di come la Terra per molti anni sia stata maltrattata. Nel 2006 secondo Legambiente, associazione che si occupa della tutela dell’ambiente, in Italia solamente il 30 % dei rifiuti veniva raccolto per essere riciclato, le discariche costituivano la via principale per smaltire i rifiuti. Così c’era più probabilità di avere la creazione di traffici illeciti che impedivano lo sviluppo di un riciclaggio sicuro e inquinavano il territorio e le persone. In dieci anni l’Italia ha compiuto un passo in avanti tale da assicurarsi il primo posto tra i paesi europei nel riciclaggio. Secondo il giornale “La Stampa” l’Italia ricicla il 76,9% dei rifiuti rispetto alla media europea del 37%. La penisola infatti ricicla 56,4 milioni di tonnellate tra rifiuti riciclabili tradizionali (carta, plastica, vetro…), rifiuti misti, rifiuti organici e verdi e rifiuti chimici.

Questo primato è dovuto a diversi fattori: in Italia non si brucia una grande quantità di rifiuti nei termovalorizzatori quindi la media di rifiuti riciclati non si abbassa (e non si dà vita alla CO2 ed a ceneri da smaltire inquinando l'aria ed il suolo) ; la presenza di consorzi di raccolta e riciclo efficienti per imballaggi , olio e grassi animali e vegetali, pneumatici, ecc. ; la raccolta differenziata ''porta a porta'' che risulta essere molto più efficace; la diffusione di spot pubblicitari sulla sensibilizzazione all'importanza del riciclo da parte di ogni persona.

Infatti ogni individuo per far sì che la quantità di rifiuti prodotti diminuisca può compiere delle scelte più consapevoli che a lungo andare facilitano il riciclaggio e il riuso, penalizzando lo spreco.

Bere l’acqua dal rubinetto o in bottiglie di vetro prendendola nelle “casette dell’acqua” invece dell’acqua in bottiglia in plastica, acquistare prodotti senza troppe confezioni in plastica i polistirolo che non vengono utilizzati ma immediatamente buttati, acquistare detersivi sfusi e biodegradabili, possono essere dei cambiamenti facilmente attuabili. Allo stesso modo ci sono altre abitudini da adottare: per la spesa utilizzare borse in tela o in carta, acquistare prodotti a “Km zero” così da ridurre i trasporti quindi imballaggi (e valorizzare anche i prodotti locali scegliendo i cibi di origine certa e qualificata), creare composter in cui mettere scarti di cibo ma anche scarti vegetali da giardinaggio; portare vestiti usati nelle campane di raccolta o ad associazioni per i più bisognosi che li riutilizzeranno; scegliere quaderni di carta riciclata, matite biodegradabili e non utilizzare in modo insensato i fogli.

Infine si potrebbe limitare l'acquisto di beni ''usa e getta'', evitando ad esempio piatti di plastica, lamette da barba, pile, ecc.

Iniziando con questi piccoli gesti si può cominciare ad invertire questo processo di autodistruzione che l'uomo sta mettendo in atto da parecchi anni: le 4R (ridurre, riutilizzare, riciclare la materia e recuperare energia) devono diventare il motto dei prossimi anni per risanare almeno un po' il nostro pianeta.

Classe 3B del Liceo Lussana di Bergamo

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